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22 ago 2011

I preti austriaci si ribellano alla Chiesa di Roma

di Maria Mantello
In Austria, i 300 sacerdoti del movimento Pfarrer-Initiative hanno lanciato il 19 giugno 2011 un formidabile “Appello alla disobbedienza”. Un manifesto riformista articolato in sette punti operativi. Per aprire la chiesa alla modernità.

Una richiesta che la chiesa austriaca aveva avviato particolarmente a seguito dello scandalo pedofilia, ma senza successo. Si pensi alla doccia fredda della “lettera ai vescovi austriaci” del 19 dicembre 1998, scritta dall’allora prefetto della fede Ratzinger: una sequela inappellabile di no su tutto quanto non si conformasse all’ortodossia su sessualità, matrimonio, anticoncezionali, nonché su sacerdozio e comunione eucaristica.

Il dialogo sembrava servire solo alla curia vaticana per ribadire l’obbedienza a Roma. Così fino agli incontri più recenti di Benedetto XVI con i vescovi austriaci. Era come scontrarsi con un muro di gomma. Intanto i fedeli abbandonavano le parrocchie e chiudevano la borsa (nel 2010, il 64% non ha versato il contributo alla chiesa cattolica). È in questo profondo disagio che è nato nel 2006 il movimento Pfarrer-Initiative, che adesso ha deciso, col suo “appello alla disobbedienza” di procedere autonomamente per la riforma, cominciando dalle proprie parrocchie. Vogliono creare una chiesa comunità dialogante, i disobbedienti. Una Chiesa dove la individuale libertà di coscienza venga prima dell’obbedienza al papa. E per questo dichiarano nel loro appello: «Reciteremo in futuro in ogni messa una preghiera per la riforma della chiesa». Un incipit che evoca lotte lontane. Istanze di resistenza che non hanno mai smesso di fruttificare nei secoli, nonostante discriminazioni, persecuzioni, roghi.
Radici plurali e laiche che ritornano, e che adesso alimentano anche i sette punti di questo appello.
Sette sigilli per contestare gerarchia e dottrina della chiesa cattolica apostolica romana. Per contestare le sue Verità supposte, alle quali si contrappone spirito di libertà e di autodeterminazione.
Libertà di pensiero e di parola, innanzitutto, perché si legge nell’appello: «davanti a Dio c’è libertà di parola». Libertà di parola che è riappropriazione della capacità e volontà di ricercare liberamente per trovare altri significati, altre definizioni. Parola quindi al di fuori dell’ortodossia. Parola che esamina e diviene. Parola atto creativo: per uscire dal già descritto e prescritto. Parola che libera dalla Verità unica. Parola che spezza l’ascolto passivo della catechistica obbedienza. Parola che sottrae al chierico il Verbo. Parola desacralizzata dunque, che supera il dualismo: sacro - profano. Parola che demarca solo il confine con l’arroganza assolutizzante della fede a una dimensione. Parola che non pretende replicanti dell’identico. E che per questo consente al fedele di sperimentare, nel pluralismo del definire, anche un modo altro e molteplice di fede. Di diventare nella libertà di parola davanti a Dio, il creatore della sua fede. 
In questo atto di disobbedienza nella «libertà di parola» è posta la questione di fondo: sottrarre finalmente la gestione della parrhesia (libertà di parola) a quella chiesa curiale che proprio sull’accaparramento della Parola ha costruito e imposto il suo potere fin dall’inizio.
Una chiesa vaticana che oggi, di fronte ad una società sempre più laicizzata e secolarizzata nei fatti, pretende di ergersi a giudice universale: detentore assoluto del bene e del male. Ovunque. Sempre. In eterno.

Per spezzare questo astorico potere i sacerdoti di Pfarrer-Initiative dichiarano appunto: «in ogni messa reciteremo una preghiera per la riforma della chiesa». Una disobbedienza che diviene rivoluzione per una chiesa come la cattolica, dove in ogni messa ancora oggi officiante i fedeli ripetono, in continuità niceniana e tridentina la professione di fede: «Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica ….».

Al contrario, i “disubbidienti” parroci austriaci vogliono ricercare e interpretare con i fedeli, abbattendo anche il discrimine tra comunicati e scomunicati. Tra chi è dentro al recinto del sacro (fanum). E chi ne è fuori (pro-fanum). Eccoli allora sostenere con forza che all’eucarestia possono accedere anche «divorziati-risposati, membri di altre chiese cristiane e, in alcuni casi, anche cattolici che sono usciti dalla chiesa». Vogliono una chiesa dell’accoglienza. Della pariteticità. Una chiesa dove i fedeli siano sempre meno pecore, e il pastore sempre meno capo. Parlano addirittura di “Eucaristia senza prete” (priesterlose Eucharistiefeier), per potenziare e sviluppare autonomia e responsabilità di ciascuno.

Sono stanchi dell’assolutismo religioso. Vogliono democratizzare, prevedendo ruoli di governo impensabili per la chiesa di Roma. Pertanto dichiarano: «Ci impegneremo affinché ogni parrocchia abbia un suo moderatore: uomo o donna, sposato o non sposato, a tempo pieno o a tempo parziale. Questo però non attraverso fusioni di parrocchie, ma attraverso un nuovo modello di prete». Sono consapevoli, infatti, che senza rimettere in discussione il tradizionale modello di prete, non ci sarà mai riforma. «Un nuovo modello di prete» tutto da creare. Ma sanno per certo che l’accesso non può essere precluso a donne, coniugati e finanche conviventi. Fratelli e sorelle che «seguono la loro coscienza – come facciamo noi con la nostra protesta».  Più di qualche sobbalzo all’ombra del Cupolone ci deve essere stato, nel leggere questo “appello alla disobbedienza”.

Intanto per arginare la piccola grande Riforma di Pfarrer-Initiative, è intervenuto Egon Kapellari, vice presidente della conferenza episcopale, che ha espresso la sua preoccupazione per l’unità della Chiesa e stigmatizzato i disobbedienti: «Questa visione parziale della situazione generale nella Chiesa austriaca e le conseguenze che vengono tratte potranno sembrare plausibili a molte persone, ma essa mette seriamente in pericolo l'identità e l'unità della Chiesa cattolica. È del tutto legittimo esprimere le preoccupazioni delle parrocchie, ma è una cosa assai diversa incitare alla disobbedienza e mettere in pericolo la fisionomia della Chiesa a livello mondiale e in maniera del tutto unilaterale rifiutare gli obblighi comuni».

Per cercare di bloccare il contagio del manifesto dei disobbedienti è intervenuto anche il presidente della Conferenza episcopale austriaca, il cardinale Christoph Schönborn. Questi, che è anche arcivescovo di Vienna, aveva avuto come suo vicario dal 1995 al 1999 proprio mons. Helmut Schüller, che di Pfarrer-Initiative è adesso il portavoce.
Christoph Schönborn si è guadagnato una certa stima negli ultimi anni per aver assunto senza riserve la difesa delle vittime del clero pedofilo. Suo l’impulso a dar loro voce proprio nella cattedrale di Vienna. Sua l’iniziativa nel 2010 di istituire una commissione indipendente guidata dall'ex governatrice della Stiria, Waltraud Klasnic. E sua ancora la polemica contro il cardinal Sodano, accusato di “insabbiare” e di liquidare come “chiacchiericcio” lo scandalo pedofilia. Per questa ultima posizione Schönborn è stato richiamato dall’attuale papa e ha dovuto fare ammenda.

Adesso Christoph Schönborn, che per altro di Ratzinger è stato anche allievo, ha deciso di prendere posizione contro i preti disobbedienti austriaci con un comunicato in cui ricorda loro che «al momento dell’ordinazione, noi sacerdoti abbiamo promesso, liberamente e senza imposizione, nelle mani del vescovo “rispetto e obbedienza”». Io stesso, scrive, «nel mio ruolo di vescovo ho giurato al Papa fedeltà e obbedienza. Io voglio mantenere questa parola data». Ma, continua Schönborn, «se la disobbedienza al Papa e al vescovo diventano una questione di coscienza, questo significa che si è saliti su un altro livello, un livello che obbliga ad assumere una risoluzione chiara».

E aggiunge: «chi in piena e provata coscienza e convincimento, pensa che Roma abbia preso una strada sbagliata, una strada che contrasta seriamente il volere del Signore, dovrebbe trarne, infine, le dovute conseguenze, e cioè non camminare più sulla via della chiesa romana».

Insomma o si sta dentro la Chiesa unica e universale, quella romana, oppure si esca fuori, conclude il cardinale, perché «in ultima analisi, ogni sacerdote, così come tutti noi, deve decidere se vuole continuare a percorrere il cammino insieme al Papa, al vescovo e alla chiesa, oppure no. Sicuramente, è sempre difficile abdicare ad alcune idee e concezioni. Ma chi nega il principio dell’obbedienza, disgrega l’unità».
È una minaccia e una promessa?

20 ago 2010

Campagna di Preghiera del Rosario per il Quinto Dogma Mariano

Fonte: Pontifex.roma

In tempi di grave crisi per la Chiesa e per il mondo, le Campagne di Preghiera con il Rosario hanno cambiato il corso della storia umana. A partire dalla battaglia di Lepanto nel 1571 che salvò la fede Cattolica e la cultura in Europa, fino alla rivoluzione Filippina del 1986 che evitò  il possibile massacro di un gran numero di fedeli Cattolici, la potenza del Rosario pregato dalla comunità dei fedeli può veramente generare frutti di portata storica per la Chiesa e per l’umanità. Da Leone XIII a Benedetto XVI i papi degli ultimi due secoli hanno esortato i fedeli a pregare ogni giorno il Rosario per le grandi necessità dell’umanità. L’attuale condizione di crisi straordinaria per la Chiesa e per il mondo è a tutti nota: attacchi senza precedenti alla Chiesa sia dall’esterno che dal suo interno, e, in modo particolare, al Papato.; conflitti militari e/o terrorismo in ogni continente, sfacelo morale e familiare in proporzioni incalcolabili, milioni di persone ...
... che muoiono di fame e di stenti, innumerevoli disastri naturali,  regimi comunisti e dittatoriali  che perseguitano i Cristiani ed altre tradizioni religiose, disastri ambientali senza uguali e oltre 40 milioni di aborti ogni anno.
Ma dove c’è un grande buio ci sono anche i segni di una grande luce che si sta avvicinando. Gesù, nella sua infinita misericordia cerca di rinnovare la terra con una nuova effusione dello Spirito Santo, realizzata attraverso l’intervento della nostra madre spirituale. L’ultimo rimedio per la situazione di pericolo di tutto il mondo è la diretta intercessione dal Cielo. Abbiamo un urgente bisogno della nostra Benedetta Madre che ci porta le grazie del Figlio e il rinnovamento dello Spirito.
E’ per questo motivo che ora diamo inizio a una Campagna di Preghiera col Rosario  a sostegno del quinto Dogma Mariano, che durerà un anno, per chiedere che il Santo Padre proclami solennemente che la Beata Vergine Maria è la Madre Spirituale di tutti i popoli, come Co-redentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata.
Sebbene la maternità spirituale di Maria su tutta l’umanità costituisca già l’insegnamento ufficiale del Magistero della Chiesa, il solenne riconoscimento di questa verità da parte del nostro amato Papa, Benedetto XVI, permetterà  alla Vergine Maria, di esercitare pienamente e come  mai prima d’ora, la potenza datale da Dio di intercessione per i suoi figli,.nella attuale situazione  di gravissima crisi globale.
I titoli  della nostra Madre di Co-redentrice, Mediatrice di tutte le grazie ed Avvocata sono i suoi compiti per l’umanità. Quando essi saranno solennemente proclamati  dal Romano Pontefice, colui che ha le chiavi del Regno (cf. Mt.16, 15-20) allora e solo allora la Co-redentrice e Mediatrice di tutte le Grazie potrà intercedere per ottenere  le preannunciate grazie  di redenzione e pace promesse in luoghi come Fatima per dare così il decisivo inizio al Trionfo del suo Cuore totalmente Immacolato e a una conclusiva “era di pace”(cf messaggio di Fatima del 13 Luglio 1917) .
Per questo umilmente vi chiediamo, nel nome di la Nostra Signora, di unirvi a noi in questa campagna mondiale di Preghiera con il Rosario, a sostegno del 5° Dogma Mariano, che inizia il 15 Agosto 2010, anniversario del più recente Dogma Mariano  dell’Assunzione . Vi chiediamo di perseverare con noi per tutto l’anno pregando quotidianamente il Rosario per questo quinto e ultimo Dogma Mariano. Con questa Campagna di Preghiera con il Rosario, noi preghiamo intensamente chiedendo che il nostro amato Santo Padre, Papa Benedetto XVI, proclami presto che l’Immacolata Vergine Maria è veramente la Madre Spirituale di tutta l ’umanità, come dono dato a tutti noi dal nostro Salvatore Crocifisso che dalla Croce disse: “Ecco tua Madre” (Gv 19,27).
Oltre che con il Rosario quotidiano, vi invitiamo a pregare ogni giorno la Preghiera della Signora di tutti i Popoli, data dalla Vergine Maria per la proclamazione del 5° Dogma nelle apparizioni di Amsterdam approvate dalla chiesa (approvazione locale del 31 Maggio 2002).
Potete aggiungere la Preghiera sotto riportata per il quinto Dogma Mariano.
Preghiera della Signora di tutti i Popoli
Signore Gesù Cristo. Figlio del Padre, manda ora il tuo Spirito sella terra.
Fa abitare lo Spirito Santo  nel cuore di tutti i popoli, affinché siano preservati dalla corruzione, dalle calamità e dalla guerra.
Che la Signora di tutti i Popoli,
la Beata Vergine Maria,
sia la nostra Avvocata.
Amen
Preghiera per il Quinto Dogma Mariano
Signore Gesù Cristo fa che il mondo possa conoscere, con la solenne proclamazione da parte del tuo Vicario papale sulla terra, che tua Madre è veramente la nostra Madre, la Madre Spirituale di tutti i popoli.
Che Maria, Co-redentrice, Mediatrice di tutte le grazie e Avvocata possa intercedere per la vera pace nel mondo, e realizzare così il Trionfo del suo Cuore Immacolato. 
Che lo Spirito Santo, attraverso il Cuore Immacolato di Maria, possa infiammare la terra con una Nuova Pentecoste, che conduca a una nuova primavera di vita e amore per la Chiesa e per il mondo.
Amen.
Cardinale Luis Aponte Martinez   Arcivescovo M. Chinnappa
 Arcivescovo Emerito di San Juan  Arcivescovo di Madras
San Juan, Puerto Rico  Madras, India
Madre Angelica   Ambasciatore Howard Dee
Fondatrice di’ EWTN Television Network  già Ambasciatore nella Santa Sede
Alabama, U.S.A Metro Manila, Philippines
Sr. Briege McKenna e Fr. Kevin Scallon Ambasciatrice Mercedes Tuason
Intercessione per i Sacerdoti  Ambasciatrice  delle Filippine  in Dublino, Ireland

19 ago 2010

Cattolici in picchiata

Dal Fatto Quotidiano

Non è vero che Dio è morto come mormoravano i pessimisti 40 anni fa. A volte cambia casa. Protestanti, chiese evangeliche, sette pentecostali stanno conquistando il continente più cristiano del mondo: l’America Latina. Nel 2001 attorno alla Chiesa di Roma si raccoglieva il 49,6 per cento della popolazione mentre le diverse anime luterane arrivavano al 31. Adesso le voci che anticipano il censimento 2011 raccontano di trasferimenti clamorosi verso la galassia del protestantesimo, che sta per superare il 40 per cento dei fedeli. Esodo che non finisce nelle chiese tradizionali della vecchia Europa: Calvino e Lutero sono sempre stati minoritari nell’America coloniale. Preferenze ad evangelici, soprattutto pentecostali. Le “sette” passano dai 3 milioni del 1991 ai 21 milioni del 2010.

In Brasile, dove la comunità più estesa si riconosce nel Vaticano, un milione di persone lascia ogni anno Roma alla ricerca di un cristianesimo diverso. Se possiamo dire così, ormai Rio e San Paolo lottano con Germania e Sudafrica per il terzo posto nella classifica delle nazioni protestanti, subito dopo Stati Uniti ed Inghilterra, prima di Nigeria e paesi scandinavi. L’analisi dei teologi cattolici prova a spiegare gli “errori” del potere romano-centrico, forse troppo chiuso nella burocrazia dei corridoi, forse lontano dagli uomini che negli affanni quotidiani cercano la speranza di Dio.

Per frenare l’emorragia, nel 2007 Benedetto XVI va in Brasile alla conferenza episcopale latinoamericana. Cristoforo Dominguez ne fa parte e dice: “Non è servito a niente. La fuga continua perché la Chiesa continua a commettere peccati di omissione”. Non rompe, nella pratica, le disuguaglianze parallele che angosciano il tessuto sociale latino: da una parte il pacchetto delle grandi famiglie (latifondisti, impresari, gerarchie politiche), dall’altra il 40 per cento della gente (230 milioni di persone) con problemi di sopravvivenza materiale e spirituale. Roma ha un debole per le borghesie devote all’Opus Dei o ai Legionari di Cristo, obbedienze chiuse nel privilegio della società “onori-affari”. Degli altri si era preoccupata la teologia della liberazione, i preti che condividevano gli stracci e che i teologi della tradizione non sopportavano. Papa Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger li hanno oscurati in una interminabile agonia della quale si stanno pentendo ma che ha lasciato un vuoto nel quale sono accorsi i luterani d’assalto. “Non chiamiamoli sette”, si arrabbiano Leonardo Boff e Carlo Alberto Libonio Cristo, detto Frei Betto, teologi brasiliani ai margini della chiesa ufficiale. “Sono cristiani che pretendono rispetto. Hanno riempito lo spazio abbandonato per decisione vaticana. Le sette stanno interpretando il post moderno con l’impegno di tener viva la spiritualità della gente. Senza di loro non ci sarebbe niente”.

Frei Betto, esponente della teologia della liberazione, aggiunge: “Non ci siamo adeguati all’evoluzione dei tempi: gerarchie e abitudini rigide, non troppo diverse dagli anni della colonia. Se un povero ha bisogno di parlare col suo prete deve prendere appuntamento una settimana prima. Incontro sospirato che magari trascura appena i dubbi che lo tormentano o l’angoscia di una crisi di lavoro o familiare sono superate. E comincia la lontananza. La luce delle case d’accoglienza di pentecostali ed evangelici è invece sempre accesa”. Volontari giorni e notte. Ascoltano, consolano insegnano a parlare “direttamente con Dio”. Chi soffre li ritrova sulla porta di casa. “Nelle metropoli il concetto organizzativo della parrocchia appartiene ad un altro secolo. La gente è cambiata. Vuol parlare e subito. Essere ascoltata quando ha bisogno. Troppo spesso Roma non se ne accorge”. Ma i cattolici devono sopportare altri conti. Per coprire le reti parrocchiali, il Brasile bisogno di 120 mila sacerdoti. Ne ha 17 mila anche se la conferenza dei suoi vescovi resta la più consistente del mondo cattolico: 352. Fra loro 60 conservatori, 80 progressisti, altri in evoluzione, come il cardinale Hummes. Era fra i papabili quando Ratzinger si è seduto sul trono di Giovanni Paolo II. Negli anni ’80 Humes faceva il vescovo di San Andres, grande San Paolo. Assieme a Lula sgomitava davanti ai cancelli delle fabbriche chiedendo ricompensa equa per i lavoratori. Adesso se ne scusa: “fervori di gioventù” ma non sono radici tagliate.

Assieme a Lula ha passato la notte di due Natali fa sotto il ponte di una favela, con gli ultimi del mondo. Ma se gli Hummes seguono i tempi, altre chiese latine si inchiodano al passato. Cardinale Madriaga in Honduras dalla parte del golpe militare che rovescia il governo democratico; chiesa cilena che implora il nuovo presidente Piñera di perdonare i militari che hanno violato i diritti umani. Tragedia del presente, che in Cile rievoca il disagio del passato quando il nunzio apostolico Sodano (diventato Segretario di Stato, ormai é a riposo) organizza l’apparizione di Giovanni Paolo II sul balcone della Moneda accanto a Pinochet. È stato il giorno della disperazione per milioni di cattolici contrari alla dittatura. Storie lontane che continuano, ma la differenza tra nuovi protestanti e Roma resta la struttura dell’organizzazione sociale.

La chiesa evangelica funziona come una micro-società: si riproduce ogni giorno. Con l’aiuto, va detto, di una comunicazione a volte grottesca. Spazi noleggiati in tv commerciali, 20 miracoli in diretta ogni ora. Pat Robertson dirigeva la quinta casa di produzione tv degli Stati Uniti ed è proprio egli Stati Uniti che il voto comincia a corteggiare i protestanti latini in esilio di lavoro. Una volta erano solo cattolici, adesso non più. Roma lo sa, chissà cosa farà.
(I commenti all'articolo sono altrettanto interessanti)
 

17 ago 2010

Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto

Il Vangelo di oggi calza a pennello per quei "pastori" moderni che "pascono se stessi" dimentichi delle pecore che "Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate."
Dal momento che criticare non serve a nulla, e nello spirito del "guarda la travae nel tuo occhio anziche' la pagliuzza che e' nel tuo" (anche se le pagliuzze odierne sono dei bei piloni!),  diciamo una preghiera per quei sacerdoti che hanno perso la cognizione della loro vocazione.
Dal libro del profeta Ezechièle

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.
Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».

Di seguito un passo tratto dai Quaderni di Maria Valtorta, in cui Gesu' parla dei sacerdoti; 

12 ago 2010

Lo scandalo del sacro, Gioacchino da Fiore

 Articolo di Enzo Mazzi

Questo montante dilagare dello scandalo della pedofilia nel cuore della istituzione ecclesiastica cattolica a tutte le latitudini pone gravissimi problemi al senso di appartenenza ecclesiale in settori sempre più ampi del cattolicesimo mondiale. Il potere ecclesiastico, che per lunghi anni ha cercato colpevolmente di nascondere il fenomeno dietro una cortina di silenzio, sembra aver capito che il tempo dell'onnipotenza del mondo del sacro è ormai finito. L'abito talare, lo zuccotto rosso o la tiara papale non garantiscono più la immunità di fronte alla giustizia terrena. E il potere della informazione ha stracciato definitivamente il «velo del tempio» penetrando impudicamente nelle oscurità delle sacrestie, dei collegi cattolici, dei conventi, e perfino dei palazzi apostolici.

Di fronte a un quadro così complesso, che richiederebbe tanta saggezza, capacità di rinnovamento e lungimiranza, è sconcertante che i massimi vertici della gerarchia cattolica si attardino ancora nel riproporre i vecchi schemi della unicità-perennità della Chiesa e del centralismo-assolutismo del papato. E che continuino a guardare con sospetto a ciò che si muove alla base della Chiesa e a tentare ancora la via ormai anacronistica della repressione verso lo sviluppo del conciliarismo. «Ogni volta che nella Chiesa si affronta un periodo di declino - ha detto il papa ieri - si affaccia anche un utopismo spiritualistico», che porta alcuni a sognare la nascita di una «altra Chiesa». Una sorta di «utopismo anarchico», come quello ispirato nel Medioevo da Gioacchino da Fiore, si insinuò nel Concilio Vaticano II, ma «grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro hanno saputo difendere, con le novità del concilio, anche l'unicità della Chiesa».

Quello che il papa vede come un pericolo è da molti ormai considerato come l'unica possibilità di futuro per una fede cristiana liberata da dominio medioevale del sacro.

Gioacchino da Fiore, vissuto nella seconda metà del XII secolo, monaco del monastero cistercense di S.Giovanni in Fiore, nella Sila, si rese interprete delle attese delle classi umili del tempo. A cominciare dagli inizi del secondo millennio era avvenuta una grande trasformazione della società feudale: il declino del sistema di dipendenza della servitù della gleba e la nascita di comunità di villaggio dotate di autonomia e formate da contadini non più servi della gleba. Questo porta una nuova cultura, la cultura della cooperazione e della solidarietà. È in questo clima che il monaco cistercense Gioacchino da Fiore lancia l'annuncio della liberazione da tutti i poteri che in diversi modi dominano dall'alto e l'avvento di una società dello Spirito e dell'amore universale. Un annuncio che in diverso modo nutrirà tutte le rivoluzioni moderne, come ci dicono molti storici autorevoli. Tracce della profezia di Gioacchino da Fiore si ritrovano nel modernismo a cui guardava con simpatia papa Giovanni e nei movimenti della liberazione post-moderna come ad esempio nella riflessione di un Teillard De Chardin [ne parlero' in altri post dedicati], nelle comunità di base e nella Teologia della liberazione [NOTA MIA: non condivido le idee della teologia della Liberazione, su cui anche Ratzinger espresse forti dubbi]

Altro che utopismo anarchico. È il futuro che si delinea. Utopismo lontano dalla realtà appare piuttosto questa insistenza nel blindare la Chiesa nel bunker del sacro illudendosi che in tal modo essa possa sfuggire alle sfide della secolarizzazione. Gli orrori della pedofilia così come tutto il marcio che emerge dal buio degli spazi sacri non si può più affrontare con quell'assolutismo gerarchico che è la radice stessa dei mali della Chiesa. Occorre aprire porte e finestre allo Spirito che alimenta i «segni dei tempi».

Da Wikipedia:
Gioacchino da Fiore tra le tante ebbe tre interessanti e originali intuizioni.
  • Ha cercato e provato che esistono diverse forme di concordia tra l'Antico e il Nuovo Testamento, il primo indissolubilmente legato al periodo del Padre, il secondo indissolubilmente legato al periodo del Figlio. Da questo concetto, noto come modello "binario della teologia della storia", data la piena proporzionalità da egli riscontrata, intuisce la possibilità di "proiettare con fiducia il corso della storia cristiana oltre l'età apostolica sino al presente, e da qui verso il futuro." (Lerner) Sulla base di questo sistema di concordanza tra i due Testamenti, attraverso lo studio accurato delle Scritture, ritiene di poter scrutare nel futuro, assicurando che i due Testamenti assicuravano le medesime certezze. Dopo di che passa ad interpretare l'Apocalisse, l'ultimo libro del Nuovo Testamento, e anche qui ritrova a suo modo di dire la continuità dell'intera storia della chiesa, passata, presente e futura. Gioacchino ha sempre sostenuto a chiare lettere di essere un interprete ispirato della Scrittura, piuttosto che un profeta, egli, infatti, rifuggi dal rappresentare il tempo finale con parole diverse da quelle direttamente tratte dalla Scrittura.
  • Da questo concetto binario, Gioacchino elabora un "modello ternario", connesso strettamente alla santissima Trinità, dimostrandolo alcuni concetti fondamentali attraverso l'analisi teologico-iconografica delle lettere "ALFA" e "OMEGA"[ ne riparleremo affrontando Teillard De Chardin]

  • Dallo sviluppo di queste due concezioni basilari Gioacchino approdò allo sviluppo dei concetti riferiti alle "tre Età della Storia terrena", sostenendo che se c'era stato il tempo in cui ha operato prevalentemente il Padre e il tempo in cui ha operato prevalentemente il Figlio, allora doveva esserci anche un tempo in cui opererà prevalentemente lo Spirito Santo, che procede da Padre e dal Figlio. La scansione del tempo che l'abate di Fiore elabora si basa sulle tre epoche fondamentali:
    • Età del Padre: corrispondente alle narrazioni dell'Antico Testamento, estesa nel tempo che va da Adamo ad Ozia, re di Giuda (784-746);
    • Età del Figlio: rappresentata dal Vangelo e compresa dall'avvento di Gesù, estesa nel tempo che va da Ozia fino al 1260;
    • Età dello Spirito Santo: estesa nel tempo che va dal 1260 fino alla fine del "millennio sabbatico", ovvero quel periodo in cui l'umanità attraverso una vita vissuta in un clima di purezza e libertà avrebbe goduto di una maggiore grazia.
Con tale teorema Gioacchino estende il tempo della storia, proponendo la dilazione del tempo della salvezza. Gioacchino elabora pertanto, prima il modello dell'albero dei due avventi, poi i tre alberi, quello sviluppato nell'età del Padre, quello sviluppato nell'età del Figlio e quello che si svilupperà nell'età dello Spirito Santo. L'inesorabilità della storia, secondo Gioacchino, è data da un ossessionante computo delle generazioni, che a volte valgono un'estensione di tempo a volte no. Con questo meccanismo complesso elabora una sorta di "linea del tempo", che va dalla "Genesi" al "Giudizio Universale". I due capi segnano i confini estremi della storia della salvezza che si sviluppa all'interno di questa linea del tempo. Gioacchino si chiede quanto è lunga questa linea del tempo e a quale punto di questa linea egli si trova, quindi da qui sviluppa una serie di calcoli e combinazioni teologiche del tutto originali. Robert E. Lerner sostiene che "Nella sua visione, ciò poteva essere conseguito soltanto con lo studio il più approfondito della Scrittura ed egli si sentiva fiducioso che, mediante nuove strategie di lettura, sarebbe stato in grado di portare alla luce messaggi predittivi della Scrittura, che sino ad allora erano rimasti segreti." Tutta la sua attività ha finito per qualificarlo come un ambizioso pensatore cristiano, ricercatore irrefrenabile di parallelismi, allusioni e predizioni.

Mircea Eliade "Storia delle Credenze e delle Idee Religiose"

Oggi vi propongo la lettura dei tre volumi dell'opus magnum di Mircea Eliade, il fondatore di una disciplina come la storia scientifica delle religioni, che prima della sua intuizione non esisteva. Eliade miscela ogni tipo di prospettiva (antropologia, psicologia, etnologia, teoria del mito) per affrontare, in tre passi decisivi, l'intera vicenda religiosa umana: dall'età della pietra ai Misteri di Eleusi, da Zoroastro a Mitra, da Buddha al trionfo del Cristianesimo passando per l'ebraismo, da Maometto all'età delle Riforme. 
 Si tratta di un opera fondamentale alla comprensione delle esperienze religiose e degli esordi del cristianesimo, cosi' come del suo sviluppo.

http://www.ibs.it/code/9788817014335/eliade-mircea/storia-delle-credenze.html 


Buona lettura!

E' possibile cacciare anche oggi i mercanti dal tempio?


Chiedere una donazione di denaro prima di ricevere la comunione mi e' sempre suonato come un atto anti evangelico e di pessimo gusto. Soprattutto interrompe lo stato di raccoglimento necessario in quel momento. Mi sembra una sorta di baratto morale e proprio non mi va giu'. Ci sarebbero mille altre occasioni e modalita' per la questua.
Gesu' non caccio' i mercanti dal tempio perche' commerciavano in casa Sua? 
Anni fa in una chiesa a Roma, il sacerdote officiante ci chiese, prima della questua, di non donare monete inferiori ad 1 euro poiche' le monetine dei centesimi erano troppo piccole, sgusciavano via e praticamente non avevano valore...Mi tolse letteralmente la pace.
 Che fine ha fatto l'insegnamento datoci tramite la parabola dell' "Obolo della povera Vedova"?
Marco 12
"[41]E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. [42]Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. [43]Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. [44]Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»."
 Mi chiesi cosa avrebbe provato un disoccupato ascoltando la richiesta iniqua del sacerdote; delusione e rabbia credo...